Tutti insieme appassionatamente

Sono le prime righe che scrivo relativamente all’anno agonistico 2009, e ritengo opportuno fare qualche premessa per chi non conoscesse ancora questa mia abitudine.
Non ritengo si possano ritenere articoli, perché di pura cronaca non c’è quasi niente, per un semplice motivo: non mi ricordo mai niente.
Piuttosto mi capita di ritrovarmi alcuni lunedì, successivi a week end particolarmente emozionanti, un turbine di emozioni, ricordi e volti felici che mi intasano la testa.
Unico modo per liberarmi e cominciare a lavorare un po’ e rovesciare su carta, anzi su file, il tutto e darlo in pasto, se gradito, al nostro amato webmaster.
Dopo anni di pratica sui campi (ma anche nelle palestre) in compagnia dei piccoli giocatori di baseball, mi sorprendo ancora a formulare nuove riflessioni.
Quando sembra che tutte le gioie (tante) e i dolori (soprattutto articolari) possano essersi susseguiti ed esauriti ecco che un folto gruppo di ragazzotti mi propone una novità.
Nello specifico non ricordo di aver allenato mai una squadra così omogenea o per meglio dire così completa.
Ognuno di questi ragazzi è diverso per età, per carattere e per fisicità, questo comporta che ognuno di loro sia ingrediente indispensabile per il buon prodotto finale.
La cosa sorprendente è che anche i ragazzi sembrano averlo capito, dimostrandolo nelle gare sin qui disputate.
Premesso che il torneo recentemente vinto ha, a mio parere, un significato tecnico limitato, resta indiscutibile come i ragazzi abbiano fatto gruppo per raggiungere questo traguardo.
Mi ha particolarmente colpito la consapevolezza dei nostri piccoli atleti con la quale hanno fatto gruppo per risalire la china nella semifinale e nella finale.
Standogli vicino ho potuto notare come gli sguardi smarriti che sembravano dire : << ma com’è che non ci riesco>> si sono trasformati in sguardi decisi che volevano dire : <>.
La vittoria di questo torneo mi dà una gioia molto limitata rispetto agli atteggiamenti fieri dei ragazzi che si rendevano conto di aver cambiato il corso della partita.
Un sentore che avevo avuto sino ad oggi sta trasformandosi in una realtà: non so cosa riuscirà a fare questa squadra, ma so per certo che dirigenti e allenatori e tifosi saranno sempre fieri di loro.
E pensare che molti di Voi che state leggendo queste mie righe non hanno potuto gustare la ciliegina su questa squisita torta.
Alle 14 di una delle più lunghe giornate sportive della mia vita, abbiamo portato in campo la Virtus Ozzano per la loro partita di finale.
Fantastico il nostro micro esterno, solitario in quella valle sconfinata, che ha presidiato la sua zona con sprezzo del pericolo e fedeltà alle consegne, ma senza aver capito perché.
Infatti le tre palle vaganti passate dalle sue parti sono state ignorate alla stragrande, e quando abbiamo cercato di chiedergli se almeno aveva avvertito la presenza della palla, col suo splendido sorriso ci ha fatto spallucce come per dire: <>
Avreste dovuto vedere come questi sei cucciolotti (sono i nostri ragazzi più giovani), sostenuti da un incontenibile zio Alex si sono giocati la partita vinta 10 a 9 con un punto segnato all’ultimo inning di attacco.
Epico quel decimo punto.
E non solo perché l’autore della travolgente azione si chiama Achille (seppur non Pelide), ma perché questo ometto di otto anni e mezzo dopo aver vissuto tutto la drammaticità della partita, seguendo in un alternarsi di emozioni l’avvicendarsi del punteggio, si è posizionato nel box di battuta deciso a vincere la partita!
Dopo aver spedito la palla laggiù fino al lanciatore, ha salutato la compagnia e a detto : << ragazzi, vado a fare punto>>; e dopo aver girato sul cuscino di prima, peraltro con impeccabile tecnica, noncurante del tentativo del lanciatore di effettuare l’assistenza, si è diretto verso la seconda base che ha saltato con un stile da fare impallidire Edwin Moses e ha preso la direzione della terza base.
Qui la faccenda si era fatta tosta, perché sulla sua strada si era posta una signorina terza base tanto graziosa quanto corpulenta.
E qui il nostro eroe ha dimostrato di sapere che non basta il coraggio per ottenere la grandi vittorie, ma a volte bisogna ricorrere alla saggezza, quindi dopo aver valutato insormontabile l’ostacolo che gli si era posto davanti, e forse anche un po’ pericoloso, tre metri prima della terza base, con movenze feline, ha optato per dirigersi direttamente a casa base, tanto è quella che dà il punto.
Quindi, anche se con un po’ di esitazione, ha pestato quella benedetta casa base e ha regalato alla squadra questa meritata vittoria.
Penso che sia una delle azioni più irregolari del baseball, al limite del penale; ciò nonostante l’arbitro ha decretato il successo e nessuno si è lamentato.
Credo che tutti fossero affascinati come me dalla determinazione con cui il nostro giocatore si è giocato quell’azione e abbiano pensato che in quel giocoso contesto non esiste regola che possa frenare tanto coraggio.
Senza nulla togliere a chi organizza queste fantastiche manifestazioni sportive e agli splendidi aspirapolvere a decantazione (oh, questa e criptica un tot) offerti dall’organizzazione, io ho provato la stessa identica gioia nelle due finali.
Ragazzi continuate così che c’è da divertirsi.