Andando ad una partita di baseball

Domenica 3 maggio 2009, sono le 9 del mattino, circa, sono in fila al casello di Fano, in auto con me c’è mia moglie che mi accompagna quasi sempre nelle trasferte brevi, alle 10 e mezza la mia squadra, Bologna Athletics, gioca contro i Seagulls (gabbiani) locali. Siamo solo alla seconda giornata di campionato, ma è già una partita importante. La tradizione degli ultimi anni è negativa, ma sperare in un buon risultato non è vietato. Sono al casello ed aspetto il mio turno per pagare, il ticket in una mano, i soldi nell’altra, con uno dei due mignoli tengo il volante. Siamo fermi da almeno quattro minuti. Non sembrano tanti quattro minuti, ma in fila al casello sono un’enormità. Chi blocca tutto è una Opel, un auto avanti a me. A bordo due persone, sembrano anziane, ma io non uso più da tempo questo termine, gesticolano, ed il conducente, un uomo, parla con il casellante, una donna. Passa ancora un minuto ed ecco il conducente dell’Opel che allunga i soldi… “Porca Vacca! doveva ancora pagare??”. Quello davanti a me si sporge dall’auto ed urla “Vorrei passare il Natale con i miei figli!”, niente da fare, siamo ancora lì… ecco il resto, dai che si parte… l’Opel mette la prima, fa un metro e si riferma, la casellante esce dal suo gabbiotto e continua la chiacchierata gesticolando, usando gli indici per indicare (servono a quello!) e roteando le braccia per chiarire bene il tragitto. Quello davanti a me riesce finalmente ad arrivare a pagare, è così imbufalito che gli si sono appannati i vetri della Volvo. Lui fa in un attimo. Tocca a me, chiedo “Ma chi era quel pirla?”, “Uno che ha sbagliato strada”, risponde con aria assente la casellante, “Strada? ma dove doveva andare?”, “A PADOVA”…. a Pa-do-va…? credo di essere stato assorbito in un vortice di pensieri mistici… a Padova, doveva andare a Padova ed è arrivato a Fano… Avrà sbagliato all’entrata di Pesaro, penso io e lo chiedo alla gentile casellante mentre mi rende il resto (dietro non ho nessuno), “No, no, viene da Reggio Emilia!”. SOCCMEL! Vado avanti, al centro di un dedalo di indicazioni stradali vedo una Opel, E’ LUI! L’uomo che ha fatto delle cartine stradali, del senso di orientamento, nonché dei navigatori satellitari una scienza inutile, E’ LUI, colui che partito da Reggio Emilia per andare a Padova si è posto il dubbio di esser fuori strada a Fano! E meno male che non è arrivato fino a Foggia. Ed ora sta lì, fermo, immobile, con le quattro frecce inserite ed il piede destro ben pigiato sul pedale del freno. Sta lì e pensa “e adesso? da che cacchio di parte devo girare?”. La logica, anche se parlare di logica in un caso del genere è come parlare del sesso degli angeli anche se, su questo argomento, si sono dibattuti a lungo molti filosofi, probabilmente perché a quei tempi non c’era molto di cui filosofare, dicevamo della logica, già, la cosa più semplice sarebbe stata “rientrare” in autostrada in direzione opposta, già la più semplice… il nostro, invece, molla freno a mano, stacca le frecce e gira a sinistra, deciso come un pompiere, verso – Fano Centro – … avrei voluto seguirlo per vedere dove sarebbe andato a finire, cominciavo a stare in pena per lui, ma avevo due partite da andare a vedere e a mezzogiorno il Ristorante La Vecchia Fano, dove si mangia e bene il pesce, non poteva fare a meno della nostra presenza, ma mi piace immaginarlo procedere a passo d’uomo, con la sua Opel, la moglie al suo fianco, immersa in sommessi singhiozzi e lacrime, impegnata a sgranare convulsamente un rosario di madreperla, sul lungomare di Fano e lui, lo sguardo fisso in avanti : “Eppure, la Basilica di Santa Giustina, una volta, era da queste parti,… ma con tutte queste rotonde!..”.

In mancanza di news fresche dal fronte di internet ho pensato di colmare il vuoto con un fatto realmente accaduto e offrire al lettore un motivo di riflessione : “E’ sufficiente ed auspicabile procedere sempre nella stessa direzione per essere certi di raggiungere il proprio obiettivo?”.

Il buon Kevin Costner, in Bull Durham al suo lanciatore raccomandava:

“Smettila di provare a mettere tutti strikeout. Gli strikeouts sono noiosi ed oltre tutto sono fascisti. Fai battere qualche groundball. E’ più democratico!”