Le sorprese non finiscono mai

È l’una di notte.

Anche l’ultima media si è esaurita durante l’ultima chiacchiera con i soliti compagni di avventura.

Ovviamente si parla di baseball, ma non quello dei grandi campioni, bensì quello che ormai è diventato di casa al torneo due torri, quello dei piccoli eroi.

Mi illudo che tre medie in una sera mi possano garantire un rapido assopimento o quantomeno una certa indifferenza nei confronti di quell’esercito di scarpe e calze che devastano la nostra stanza.

Salgo in camera ponendomi la seguente domanda: “ma quei tre staranno dormendo?”

La risposta è abbondantemente affermativa; dopo dieci minuti a spellarmi le nocche bussando inutilmente alla porta della camera, prendo atto che la catarsi e completa e scendo a pregare un asettico portiere di notte perché mi consenta l’accesso in camera.

Questo raro esemplare di energia ed allegria con un aria di malcelata sopportazione sfodera il suo passepartout, intendo la chiave elettronica che apre le porte di tutte le stanze, e così entro.

La prima cosa che noto è la tv rimasta accesa, ma tranquilli, si tratta solo del tg1 della notte.

La scena è fantastica, uno è avvinghiato al suo cuscino come un koala, uno coperto fin sotto al naso dal lenzuolo, forse per tenere lontani i soliti mostri che abitano le notti di tutti i cinni di tutti i tempi, sicuramente non per il clima che come sempre è torrido.

L’ultimo e supino con la bocca leggermente aperta, con un espressione incantata e angelica (ma vi assicuro che il personaggio da sveglio è degno dell’ultimo cerchio dantesco).

Vederli così sereni, ma stremati dallo sforzo nervoso della vittoria contro il Nettuno mi aiuta a realizzare con più consapevolezza su questo risultato.

Mi rendo conto che abbiamo battuto il Nettuno sul suo terreno, quello della grinta e della tenacia, cosa che solitamente a noi difetta.

Come se non bastasse hanno saputo isolarsi dal delirio di massa degli adulti (me compreso) esploso per qualche chiamata molto discutibile e sono rimasti con la testa nella partita.

C’erano allenatori che lanciavano cappellini in tutte le direzioni, genitori che sacrificavano menischi ad improbabili dei che venissero a portarsi via l’arbitro, rispettabili ricevitori che si arrampicavano sulle reti come macachi idrofobi, addirittura ho visto un accademico del batti e corri attingere al suo scarno italiano pur d’infamare l’arbitro.

E loro niente.

Impassibili.

Testa sul match se vogliamo portarlo a casa.

E così è andata, hanno fatto anche questo.

Poco importa se poi anche per quest’anno si arriva secondi, sempre dietro a quella bellissima squadra che è il Crocetta.

Per cui, anche se nel momento in cui leggerete queste righe io Vi avrò già infamato in allenamento, sappiate che sono fiero di Voi e mi ritengo fortunato per aver partecipato con Voi a questo torneo.